• “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo…

    aaa“Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo…Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.”, con la Solennità dell’Ascensione termina la missione terrena del Risorto e inizia il pellegrinaggio di ogni uomo verso il cielo, non più irraggiungibile, tempo della Chiesa che può “amare colui che non vede, può credere in colui che i nostri occhi non riescono a percepire” (Dietrich Bonhoeffer) Non restiamo a fissare il cielo, con la tristezza di chi “festeggia volentieri il Signore che viene, ma non il Signore che parte; acclama colui che appare, ma non colui che scompare” (Paolo Ricca, Pastore protestante), ma apriamo il cuore al dono dello Spirito promesso: “…riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni…fino ai confini della terra”(Atti), per dirigerci verso le periferie del mondo e toccare “la carne di Cristo” nei fratelli relegati ai margini della società dall’egoismo e dalla cupidigia umana. Il Risorto, asceso al cielo “con la natura umana assunta da Maria, portando con sé i segni gloriosi della passione” (San Giovanni Paolo II), che siede alla destra del Padre, ma è realmente presente nella Parola e nell’Eucaristia, ci renda Testimoni della speranza a cui Dio ha chiamato ogni uomo e della misericordia, che il Padre “manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli.” (San Paolo) Alla Vergine Maria, “Colei che veglia sui testimoni del suo diletto Figlio rivolgiamo con fiducia la nostra preghiera” (Benedetto XVI), affinché ci doni l’umiltà, la fede e la perseveranza per “essere uomini e donne dell’Ascensione, cioè cercatori di Cristo lungo i sentieri del nostro tempo… riconoscendolo nei fratelli” (Papa Francesco), fino al giorno del giudizio, quando il Risorto tornerà nella Gloria e sarà allora che “il Padre contemplerà nelle sue ferite splendenti diventate feritoie, anche tutte le nostre che si illumineranno specchiandosi nelle Sue e, tuffate nella sua misericordia, diventeranno feritoie pure le nostre.” (Wilma Chasseur) Amen.

  • 19 Maggio - Commento alla Parola di Dio del giorno (V Domenica di Pasqua)

    benedizione“Benedirò il tuo nome per sempre, Signore” A volte il responsorio ci fa pregare come popolo di Dio che, nella sua totalità, si rivolge al Signore ad una sola voce; altre lo fa come assemblea liturgica che sta celebrando; in questo caso lo fa fare singolarmente a ciascuno col pronunciare un impegno personale: benedire il nome del Signore e farlo per sempre. Benedire, dire bene, presentare positivamente, avere in grande pregio, riconoscere il bene che ci proviene ed affermarlo pubblicamente senza riserve, questo l’impegno che ciascuno di noi assume col Signore con questo responsorio; non solo, ma anche di farlo per sempre e su quel “sempre” dobbiamo fermarci un attimo. Un “sempre” che si riferisca al vivere terreno è una ammissione di infedeltà alla Parola di Dio perché manifesta la nostra convinzione di racchiudere l’esistenza di ciascuno tra due date: quella della nascita e quella della morte. Un “sempre” che ci impegna ad essere tra coloro che cantano le lodi del Signore senza porre limiti temporali ci apre alla confessione della nostra fede nella vita eterna e ci proietta in una dimensione in cui il “sempre” assume il valore di un tempo infinito e senza interruzione, come è proprio per la liturgia celeste. Se poi, riflettiamo sul fatto che le nostre liturgie sono partecipazione alla eterna liturgia celeste, giungiamo anche a comprendere quanto sia importante viverle con una partecipazione attenta, raccolta, coinvolgente … siamo al cospetto dell’Altissimo, dialoghiamo con Lui, interagiamo con Lui … cosa vi può mai essere di così importante dal privarci della gioia di vivere appieno quei momenti?

  • 27 Ottobre: Commento alla Parola di Dio della domenica

    domenica 27 ottobre…chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato.”, dopo averci fatto scoprire che il dono della fede ha nella preghiera incessante e perseverante il suo fondamento, il Signore in questa XXX domenica, con la parabola del fariseo e del pubblicano, raccontata “per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri”, ci presenta due uomini diversi, non tanto per l’aspetto esteriore o il ceto sociale, quanto per il loro cuore: il Fariseo non parla con Dio, ma parla di sé a Dio, dimenticando che “è necessario imparare a ritrovare il cammino verso il nostro cuore, recuperare il valore dell’intimità e del silenzio, perché è lì che Dio ci incontra e ci parla.” (Papa Francesco) E noi, a chi assomigliamo? È questo l’interrogativo su cui siamo chiamati a confrontarci, ricordando che “la preghiera del povero attraversa le nubi” e giunge dal “Signore che è giudice e per lui non c’è preferenza di persone” (Siracide) perché “l’amore di Dio, quando brucia, produce della cenere: l'umiltà.” (Madeleine Delbrêl), e non è “un premio per i propri meriti, ma come un regalo per i propri bisogni.” (P. A. Maggi) Al Signore, presente nella Parola e nell’Eucaristia, davanti al quale tutto è nudo e scoperto, anche il peccato che non ricordiamo, chiediamo la grazia di essere umili, perché “l’umiltà è la sorgente delle grazie. Colui che si crede vile e miserabile, Dio lo colma dei suoi favori.” (Santa Elisabetta della Trinità) e di imitare la preghiera del pubblicano che davanti a Dio, “si apre come una porta che si socchiude al sole…si apre alla misericordia, a questa straordinaria debolezza di Dio che è la sua unica onnipotenza, la sola forza che ripartorisce in noi la vita.” (E Ronchi) All’umile Figlia di Sion, chiediamo un cuore docile, “per essere giustificati nel nome del Figlio” (Colletta) ed aprirci al dono dello Spirito Santo per riconoscerci, come il pubblicano della parabola, “piccoli e bisognosi di salvezza e di misericordia…Solo così potremo tornare a casa, veramente arricchiti, resi più giusti e più capaci di camminare nelle vie del Signore” (Benedetto XVI), fino al termine di questo pellegrinaggio terreno, quando speriamo di poter dire: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede.” (San Paolo) Amen. Santa domenica, Dio ci benedica. (S.C.)

  • Bisognava far festa e rallegrarsi! - Commento al Vangelo di Domenica 27 Marzo '22

    domenica 27...bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.”, la parola di questa IV domenica chiamata Laetare, cioè della Letizia, come abbiamo ascoltato dall’antifona di ingresso: “Rallegrati, Gerusalemme…”, perché la Pasqua è vicina, ci rivela che “il primo sguardo di Dio non si posa mai sul peccato dell'uomo, ma sempre sulla sofferenza” (E. Ronchi), soprattutto quella interiore da cui si guarisce accogliendo l’invito dell’Apostolo: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (San Paolo); solo riconciliati saremo liberi e vivremo la gioia della Pasqua, come gli Ebrei che la celebrarono, dopo che il Signore disse: “Oggi ho allontanato da voi l’infamia dell’Egitto.” (Giosuè) La parabola del Padre misericordioso, raccontata dal Maestro ai farisei e agli scribi che lo accusavano di essere “amico dei peccatori e dei pubblicani…E guarda caso: i peccatori si convertirono, ma i perfetti no!” (Wilma Chasseur), non solo pone al centro l’amore infinito del Padre, che appena vide il figlio da lontano “ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò”, cosa assurda per la cultura orientale dove “correre è sempre un segno di disonore…ma il padre si disonora per onorare il figlio” (P. Alberto Maggi), ma fa riflettere sul comportamento dei figli che “rappresentano due modi di rapportarsi con Dio: la ribellione e una obbedienza infantile che si superano attraverso l’esperienza della misericordia.” (Benedetto XVI) Il Signore, che si offre nella Parola e nell’Eucaristia, per restituirci la dignità perduta col peccato, “rivestendoci con l’abito della grazia e con l’anello, segno della nostra regalità battesimale”, e che non ci ha detto se il figlio maggiore accoglie l’invito del padre a partecipare alla festa, ci aiuti affinché “ciascuno di noi, possa scrivere il finale della parabola con la sua vita, col suo sguardo...perché nella casa del Padre ci sono molte dimore, e rimangono fuori solo quelli che non vogliono partecipare alla sua gioia.” (Papa Francesco) Maria, Madre di Misericordia, ci renda accoglienti verso i fratelli che ritrovano la strada di casa, perché “Dio, il Padre…ci prega: Dì che l’uomo è tuo fratello, e allora potremo entrare e fare festa insieme.” (E. Bianchi) Amen. Santa domenica, Dio ci benedica.

  • Commento al Vangelo di Domenica 31 Marzo alla luce degli scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta.

    luisa piccarreta"Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita." Era morto andato via con somma ingratitudine volendo del Padre solo le sue cose. Ma decide di ritornare ed essere riammesso  in casa almeno come servo. Il Padre appena sa di questo suo desiderio, commosso gli corre incontro e quello è l' incontro con il Cristo Redentore. Poi chiede che gli venga messa la veste nuova della grazia, ed ecco il nuovo testamento, gli fa mettere l' anello al dito per restituirgli tutti i diritti di figlio, e i sandali ai piedi perchè doveva ancora camminare, non era ancora arrivato alla casa del Padre, nel Regno della Divina Volontà! La differenza tra il fare la Volontà di Dio e il vivere nella Volontà di Dio,  è la stessa differenza che passa tra chi cammina ancora tra mille pericoli, nel buio della notte e con tanta paura, cadendo e rialzandosi e chi invece è già nel Regno, nella Casa del Padre dove può vivere al sicuro, protetto da tutto e padrone di tutto. Il RITORNO del FIGLIOL PRODIGO alla CASA del PADRE, simboleggia il RITORNO della VOLONTÀ DELL' UOMO, nella VOLONTÀ di DIO. Perchè si viva di un solo Santo e Supremo Volere! Adamo e con lui la sua discendenza, sono quel figliol prodigo che se ne andò dalla Casa del Padre. E noi  possiamo dire di essere già a Casa? Siamo figli sì, ma ancora minorenni che non possono disporre ancora di tutti i beni ereditati! Dove deve culminare allora questo nostro ritorno? E cosa significa tornare a Casa, tornare nella Volontà di Dio? Dice Gesù nel Libro di Cielo: “Il vivere nel mio Volere sono Io stesso." (27.11.1917) Tornare a Casa, tornare nella Volontà di Dio, significa quindi tornare a vivere in Gesù, tornare a vivere nella Sua stessa vita! La nostra vita nella Sua Vita! Nella vita della Santissima Trinità! Cosa è per le Tre Divine Persone la loro sacrosanta Volontà? Essa è la loro VITA, la sostanza del loro Essere e della loro Felicità, è il loro Tutto! Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita. Quale profondità raggiungono ora a risentirle queste parole! La VOLONTÀ DIVINA e la VOLONTÀ UMANA devono vivere in una totale FUSIONE, così come  IN GESÙ, VERO DIO e VERO uomo, da non potersi distinguere l’una e l’altra, come una goccia d’acqua che si getta nel mare. Questo significa arrivare alla Casa Paterna già su questa terra! Gesù e Maria mai sono usciti da questa Casa. Adamo invece, nato dentro, per via del peccato originale, ne è uscito fuori e con lui tutta l' umanità. Il Dono della Divina Volontà è il dono supremo che viene annunciato negli scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta, e che Dio vuole donare oggi all' umanità intera. Luisa Piccarreta, la figlia primogenita della Divina Volontà, è investita da Dio proprio di questa sublime missione APRIRE LA PORTE DI CASA perché in Casa altre creature  entrino. Padre nostro, venga il Tuo Regno come in Cielo così in terra! 

  • Commento alla Parola di Dio - Domenica 24 Febbraio 2019: Siate misericordiosi

    amate“Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.”, la parola del Maestro, che la Chiesa propone alla nostra riflessione in questa VII domenica, non incoraggia il disimpegno e la resa di fronte al male, né tantomeno nega la legittima difesa, ma intende capovolgere la nostra mentalità; ed è per questo che essa non chiede di essere commentata, ma “impone il silenzio”, affinché i nostri cuori di pietra, trasformati in cuori di carne, ne custodiscano la bellezza e diventino nel mondo eco dell’amore di Dio. Solo imitando Colui che “oltraggiato, non ha restituito l’oltraggio; schiaffeggiato, non ha restituito gli schiaffi…crocifisso, ha chiesto perdono per gli stessi suoi persecutori” (Sant’Ambrogio), sarà possibile superare l’astio e l’orgoglio presenti nel mondo con quel “di più di amore e di bontà. Questo di più viene da Dio: è la sua misericordia, che si è fatta carne in Gesù” (Benedetto XVI), il nuovo Adamo che “divenne spirito datore di vita”, per tutti noi, che dopo aver “portato l’immagine dell’uomo di terra…porteremo l’immagine dell’uomo celeste.” (San Paolo) Il Signore, presente nella Parola e nell’Eucaristia, “ci doni un cuore nuovo, perché diventiamo capaci di amare anche i nostri nemici” (colletta), come Davide che non permise che si uccidesse Saul, “il consacrato del Signore”, perché “il Signore renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà” (1Samuele), senza temere il suo giudizio, certi che in Dio, non troveremo mai “un tribunale che emana sentenze, ma un luogo dove si rinasce e si riparte…misericordia che perdona…non un colpo di spugna, ma un colpo di vento verso il futuro.” (E. Ronchi) Confrontiamo la nostra vita alla luce di questa parola “rivoluzionaria”, e decidiamo se accogliere “l’invito del Signore ad essere misericordiosi…per assomigliare al Padre, oppure quello del grande accusatore, satana, che ci spinge ad accusare gli altri, per distruggerli.” (Papa Francesco) Ci aiuti Maria, Madre di Misericordia, a vivere il tempo con l’amore che vince tutto, in attesa del giorno senza tramonto, quando anche “Abele risorgerà non per la vendetta ma per custodire Caino…e le vittime si prenderanno cura dei loro carnefici. Questo è il cuore di Dio”. (N. Berdiaeff, filosofo russo) Amen. Santa domenica, Dio ci benedica.

  • Commento alla Parola di Dio della VI Domenica di Pasqua

    94de04e3 34e3 4d0b 968c 9e1f726e0327“Se uno mi ama, osserverà la mia parola…”, anche in questa VI domenica di Pasqua, l’Amore è al centro del messaggio che il Signore, prima di vivere l’Ora dell’Amore totale, ha voluto consegnare ai suoi discepoli. È la caratteristica di Giovanni, l’Evangelista che “ha un modo particolare di esporre il pensiero di Gesù…una volta enunciato un tema…vi ritorna sopra a più riprese…ogni volta si ritrova un po’ più in alto e vede un po’ più lontano.” (R. Cantalamessa) Dio dimorerà nei nostri cuori, se ascolteremo e osserveremo la Parola che supera le tradizioni vinte dalla Pasqua, annunciata dai Successori degli Apostoli, dai Sacerdoti e da coloro che sono inviati dalla Chiesa, come dovettero precisare gli Apostoli al termine del primo “Concilio” tenuto a Gerusalemme: “Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi…È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo…” (Atti) Accogliamo la parola di consolazione del Maestro: “Non sia turbato il vostro cuore…”, espressione piena di quella speranza che dona pace: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace.”, pace che nasce “dalla vittoria sul peccato e sull’egoismo che ci impedisce di amarci come fratelli…” (Papa Francesco), dono dello Spirito: “…lui vi insegnerà ogni cosa…”, inviato dal Padre per ricordarci “tutto ciò che Gesù ha detto e fatto, rendendolo presente nella sua comunità…capace di illuminare e guidare la vita di ogni cristiano.” (E. Bianchi) Il Signore, presente nella Parola e nell’Eucaristia, “ci renda capaci di testimoniarlo con le parole e con le opere” (Colletta), per camminare “attraverso i momenti lieti e tristi di cui è intessuta la nostra umana esistenza…guidati dalla Croce e dalla Risurrezione di Cristo” (San Giovanni Paolo II), verso la Gerusalemme celeste, la città santa che “non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna” perché “la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello” (Apocalisse) La Vergine Maria che ha amato il Figlio “non solo come madre, ma prima ancora come ancella umile e obbediente” (Benedetto XVI), renda i cuori docili alla voce dello Spirito che “convoca tutti noi, toccati al cuore da Cristo…E ci fa rinascere come cercatori d'oro, impegnati a inventare luoghi dove si parli con amore dell'Amore.” (E. Ronchi) Amen. Santa domenica, Dio ci benedica.

  • Copia e Condividi se sei nell'Esercito di Dio

    Parola di DioQuando trasporti una Bibbia, al diavolo viene il mal di testa. Quando la apri, lui crolla. Quando ti vede leggerla, lui sviene. Quando vede che la vivi, lui fugge. E proprio quando stai per ri-pubblicare questo post, egli cercherà di scoraggiarti. Lo hai appena sconfitto!!! Come? Copia & Incolla se sei nell'Esercito di Dio!!

  • Domenica 17 Gennaio 2021: Parla o Signore che il tuo servo ti ascolta! (commento alla liturgia della Parola)

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    “Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui”, il tempo ordinario celebra, alla luce del mistero di Cristo, “la nostra vita comune…portatrice della presenza e della grazia del Signore” (San Giovanni Paolo II), che si manifesta soprattutto nel silenzio della nostra esistenza; è l’esperienza vissuta dal giovane Samuele che, non avendo “ancora conosciuto il Signore…crebbe e il Signore fu con lui” (1Sam), perché accolse la Parola, aiutato dall’anziano sacerdote Eli, modello ed immagine di “tutti gli educatori, specialmente i sacerdoti e i genitori, perché abbiano piena consapevolezza dell’importanza del loro ruolo spirituale, per favorire nei giovani, oltre alla crescita umana, la risposta alla chiamata di Dio, a dire: Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta”. (Benedetto XVI) Il Padre che “risusciterà anche noi con la sua potenza” come ha risuscitato il Figlio, ci ha rivelato che il nostro corpo è “tempio dello Spirito Santo” (San Paolo); a Lui, che renderà presente il Figlio, nella Parola e nell’Eucaristia, chiediamo l‘umiltà del Battista che “prima si era definito solo una voce che grida nel deserto e ora è solo un dito puntato che indica un Altro a due dei suoi discepoli…perché sa che lui deve diminuire per lasciar crescere il vero Maestro…esempio di sovrana libertà e di totale distacco da se stesso!” (W. Chasseur) Facciamo nostro il desiderio dei primi discepoli: “Maestro dove dimori?”, e accogliendo l’invito del Signore: “Venite e vedrete”, troveremo Maria, Madre della Chiesa; “ci sostenga Lei in questo proposito di seguire Gesù…per ascoltare la sua Parola di vita e ritrovare in Lui speranza e slancio spirituale.” (Papa Francesco) Impariamo da Giovanni che fissò l’ora del primo incontro con Gesù nella sua memoria, “erano circa le quattro del pomeriggio”, e da Andrea che dopo aver detto al fratello Simon Pietro: “Abbiamo trovato il Messia”, lo condusse dal Maestro che non chiede “osservanza di regole o nuove formule di preghiera, ma un viaggio verso il luogo del cuore…per incontrare il desiderio che abita le profondità della vita.” (E. Ronchi) Amen.

  • Epifania - Commento alla Parola di Dio

    meteo epifania“Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei?”, quando l’uomo smarrisce la “stella”, cioè la “luce del Creatore”, corre il rischio di cercare il Signore in luoghi dove è impossibile trovarlo, ma “solo guardando alla debolezza di Gesù, al suo essere piccolo, si può comprendere la sua vera regalità, la sua vera identità, non plasmata in base alle immagini dei re e dei potenti di questo mondo.” (E. Bianchi) Questa è stata l’esperienza dei “rappresentanti” dei popoli della Terra, giunti dall’Oriente “portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore” (Isaia), perché tutte le genti “sono chiamate in Cristo Gesù…ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.” (San Paolo) I Magi, “persone dal cuore inquieto…uomini alla ricerca della promessa, alla ricerca di Dio…vigilanti, capaci di percepire i segni di Dio, il suo linguaggio sommesso ed insistente…coraggiosi e insieme umili” (Benedetto XVI), erano sapienti che “non si misero in cammino perché avevano visto la stella ma videro la stella perché si erano messi in cammino.” (San Giovanni Crisostomo) In questa Solennità dell’Epifania, “la manifestazione dell’amore universale di Dio, perché non c’è nessuno al mondo che possa sentirsi escluso dall’amore del Signore” (Padre A. Maggi), chiediamo al Signore, presente nella Parola e nell’Eucaristia, la grazia per essere, come i Magi, “premurosi nella ricerca, pronti a scomodarci per incontrare Gesù nella nostra vita. Ricercarlo per adorarlo, per riconoscere che Lui è il nostro Signore, Colui che indica la vera via da seguire.” (Papa Francesco) Imitiamo il cammino dei Magi che, dopo aver adorato il Bambino “per un’altra strada fecero ritorno al loro paese”, perché “l’incontro con Cristo deve determinare una svolta, un cambiamento di abitudini. Non possiamo, anche noi oggi, tornare a casa per la strada per cui siamo venuti; essere oggi quello che eravamo.” (R. Cantalamessa) Maria, la Stella del Mattino, vegli sulla Chiesa, perché rifletta “la luce di Cristo, affinché gli uomini e i popoli in cerca di verità, di giustizia, di pace, si mettano in cammino verso Gesù, unico Salvatore del mondo.” (San Giovanni Paolo II) Amen. Santa Epifania a tutti.

  • IV Domenica di Avvento - Ecco sono la serva del Signore

    domenica“Allora Maria disse: Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola. E l’angelo si allontanò da lei.”, quasi al termine dell’Avvento, tempo in cui abbiamo incontrato “Isaia, il profeta lontano…che lo annunciava come colui che doveva venire; il Battista…che lo annunciava come già presente, e Maria che non lo indicava e annunciava per niente, ma lo portava addirittura in grembo” (Wilma Chasseur), col Santo Natale alle porte, vogliamo fissare il nostro sguardo sulla Fanciulla di Nazareth, perché “nel momento in cui riceve il messaggio divino e dà la sua risposta, veniamo interiormente illuminati dalla luce di verità che promana…da quel mistero.” (Benedetto XVI) Maria, Donna dell’Attesa, ti ringraziamo perché col Tuo “Eccomi” hai realizzato la profezia di Natan al Re Davide: “Io susciterò un tuo discendente dopo di te…Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me” (2Sam); rendici testimoni del “mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni, ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti, per ordine dell’eterno Dio.” (San Paolo) Il Padre che rende presente, grazie alla rugiada dello Spirito, il Figlio nella Parola e nell’Eucaristia, che decise la nostra Redenzione “nel nascondimento della tranquilla dimora di Nazareth, quando lo Spirito Santo adombrò la Vergine mentre da sola pregava” (S. Teresa Benedetta della Croce), ci renda umili come la Tutta Pura che “non si esalta di fronte alla prospettiva di diventare addirittura la madre del Messia, ma rimane modesta ed esprime la propria adesione al progetto del Signore…non si vanta…Rimane come sempre.” (Papa Francesco) In clima di preghiera e di ascolto, per accogliere tra pochi giorni il Bambino di Betlemme, avviciniamoci alla Riconciliazione certi che “buoni e meno buoni, ognuno amato per sempre. Piccoli o grandi, ognuno riempito di cielo. Come Maria…Perché Dio non si merita, si accoglie.” (E. Ronchi) Alla Vergine Santissima “dinanzi a tutte le povertà, che gravano sugli uomini e sulle donne del nostro tempo, chiediamo di interporre la sua intercessione, perché continuino ad attuarsi le parole di speranza del Magnificat: Dio si è ricordato della sua misericordia”. (San Giovanni Paolo II) Amen. Santa domenica, Dio ci benedica.

  • La misericordia del Padre! - Commento alla Parola di Dio di Domenica 15 Settembre

    misericordia del padre“In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: Costui accoglie i peccatori e mangia con loro.”, la Parola di Dio di questa XXIV domenica, ci invita a fare esperienza della premura del Padre, con le tre parabole della misericordia, che Gesù racconta per chi si scandalizzava, perché accoglieva “gli scartati della società”, rivelandoci che “Dio non ama il peccato degli uomini, ma ci ama nel nostro peccato, ci riconcilia con lui mentre noi siamo peccatori…esperienza che ha cambiato la vita di tanti uomini e donne.” (E. Bianchi) Nei tre racconti, “i personaggi descritti sono dei veri perdenti. Un pastore perde una pecora, una donna perde una moneta, un padre perde il figlio minore e perde anche l'altro maggiore” (Don Giovanni Berti), ma si concludono con “un elemento comune…espresso dai verbi che significano gioire insieme, fare festa. Non si parla di fare lutto. Si gioisce, si fa festa.” (Papa Francesco) Come non commuoversi davanti alla misericordia di Dio che, dopo l’accorata preghiera di Mosè, “si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo” (Esodo) che si era fatto un vitello d’oro? Come non riflettere sulle parole di Paolo a Timoteo: “…prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia…”? Il Signore, “che non si stanca mai di venirci incontro, percorre sempre per primo la strada che ci separa da Lui.” (Benedetto XVI), e ogni domenica ci fa indossare “l’abito della festa” per sederci alla mensa della Parola e dell’Eucaristia, ci renda gioiosi per il ritorno dei fratelli alla casa del Padre, consapevoli che “al di fuori della misericordia di Dio non c'è nessun'altra fonte di speranza per gli esseri umani.” (San Giovanni Paolo II) Maria, Madre di Misericordia, ci renda docili alla voce del Figlio, che abbatte l’ipocrisia e rivela che Dio è “là dove un figlio soffre e si perde, è nella paura della pecora smarrita, è accanto all'inutilità della moneta perduta, nella fame del figlio prodigo…e a dirci che sarà Dio a trovare te” (E. Ronchi), pronto a rispondere alla nostra attesa di felicità e di gioia: ha le braccia aperte per accoglierci come figli, perchè “nei giudizi umani si castiga colui che confessa la propria colpa: nel giudizio divino, lo si perdona. (San Josemaría Escrivá de Balaguer) Amen. Santa domenica, Dio ci benedica. (S.C.)

  • La necessità di pregare sempre senza stancarsi! - Commento alla Parola di Dio di Domenica 20 Ottobre

    domenicaIn quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai.”, il dono della fede e quello della gratitudine, su cui abbiamo riflettuto nelle ultime due domeniche, hanno il loro fondamento e compimento nella preghiera, tema centrale di questa XXIX domenica, nella quale il Maestro, raccontando la parabola del giudice e della vedova, “ci porta a scuola di preghiera da una bella figura di donna, forte e dignitosa, che non si arrende…Ha subito ingiustizia e non abbassa la testa.” (E. Ronchi) Signore Gesù, donaci un cuore docile alla voce dello Spirito, per capire che “pregare significa innanzitutto aderire alla volontà di Dio…mettendo in pratica il Vangelo…” (Don Tonino Bello); significa imitare l’atteggiamento di Mosè che sul monte “alzava le mani”, per far prevalere Israele contro Amalek, e quando sentiva “pesare le mani”, veniva aiutato da Aronne e Cur che “sostenevano le sue mani.” (Esodo) Grazie, per averci insegnato che la preghiera “è forza di speranza, massima espressione della fede nella potenza di Dio che è Amore e non ci abbandona.” (Benedetto XVI), e proviene dalla Scrittura che, “ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia.” (San Paolo) Il Signore, presente nella Parola e nell’Eucaristia, ci doni il Suo Spirito per essere Testimoni della preghiera, “ossigeno per respirare” (Y. Congar); non permetta che si spenga la luce della fede altrimenti “si spegne la preghiera, noi camminiamo nel buio e ci smarriamo nel cammino della vita” (Papa Francesco) ed illumini le nostre menti, per comprendere che “Dio esaudisce sempre, ma non le nostre richieste bensì le sue promesse.” (D. Bonhoeffer) La Vergine Santissima, Maestra di preghiera, ci aiuti, quando sentiamo forte e pressante la domanda del Maestro: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”, perché imitando la perseveranza della vedova, preghiamo con insistenza, desiderando l’evento “che noi cristiani dovremmo attendere con tutte le nostre forze: la venuta del Signore Gesù nella gloria.” (E. Bianchi) Amen, Santa domenica.

  • Le mie parole non passeranno - Commento al Vangelo di Domenica 18 Novembre

    CIELO E TERRA 400x226"Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria...Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.", il Vangelo di questa penultima domenica dell'anno liturgico ci chiede di volgere lo sguardo sulle ultime realtà senza timore, perché il Maestro non vuole incutere paura, né profetizzare la fine, ma il fine ultimo della storia e del mondo, "contro i falsi profeti e i veggenti che prevedono vicina la fine del mondo...e concentra la nostra attenzione sull'oggi della storia." (Papa Francesco) Perseveriamo nella fede e ringraziamo Dio per il dono del Figlio, che "avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio" (Ebrei), dove "vive ed attua il suo sacerdozio crocifisso e glorioso" (S. Cipriani), in attesa dell'ultimo giorno, quando "quelli che dormono...si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna." (Daniele), per realizzare "un preciso disegno del Dio che è Signore della storia e del tempo, il quale desidera instaurare il suo Regno di pace e di giustizia." (E. Bianchi) Quel giorno "...nessuno lo sa...eccetto il Padre", ma "questa ignoranza del Figlio la si deve attribuire alla umanità del Cristo, senza coinvolgere la sua divinità." (Gregorio Nazianzeno), perché il Signore desidera che il tempo sia vissuto senza ansia ed inquietudine, con la consapevolezza che tutti "possiamo e dobbiamo" salvarci, insieme al bene che avremo cercato di compiere, al dolore trasformato in amore, alle lacrime e alle gioie che abbiamo condiviso coi fratelli; questo è il messaggio da testimoniare, soprattutto oggi, tempo in cui sembra che "nessuno parli più del Giudizio finale, neppure i predicatori." (J. Guitton) L'Eucaristia a cui partecipiamo in questa XXXIII domenica, "presente costantemente nella Chiesa come frutto della Parola che non passa mai" (San Giovanni Paolo II), ci doni la speranza per vivere il presente, con lo sguardo proteso verso il cielo. Maria, ci renda docili alla voce del Figlio, ogni giorno fino al tempo in cui "Dio non ci chiederà conto di quanto male abbiamo commesso, ma di quanto bene abbiamo compiuto." (E. Ronchi) Amen. Santa domenica, Dio ci benedica

  • Nessun servitore può servire due padroni - Commento alla liturgia della Parola di Domenica 22 Settembre

    4bc280e4 c0e7 4bdc 8976 4321e4f09cae“Nessun servitore può servire due padroni…Non potete servire Dio e la ricchezza.”, il monito del Maestro, conclude una delle parabole più difficili da comprendere, quella dell’amministratore lodato dal padrone, “perché aveva agito con scaltrezza”, dopo essere stato licenziato per aver sperperato i suoi averi; Gesù non loda la disonestà, ma vuole aiutarci a comprendere che la scelta dell’amministratore, di farsi “amici con la ricchezza disonesta”, diventa “un gesto profetico, fa ciò che Dio fa verso ogni uomo: dona e perdona, rimette i nostri debiti…Lo fa per interesse, ma rovescia la direzione del denaro, che non…genera più esclusione ma amicizia e comunione.” (E. Ronchi) Il brano di questa XXV domenica, omette la reazione dei farisei che “si beffavano di lui”, perché “a causa della loro cupidigia…non potevano accoglierne l’insegnamento e finivano per disprezzarlo.” (E. Bianchi) La ricchezza non è un male in sé, ma “come l'acqua salata: più se ne beve, più cresce la sete” (Arthur Schopenhauer), può farci perdere la fede, perché “è tanto il potere del denaro, che ti fa deviare dalla fede...la indebolisce e tu la perdi!" (Papa Francesco) Facciamo nostro il grido di Amos: “Ascoltate questo, voi che calpestate il povero…E il sabato, perché si possa smerciare il frumento…”, denunciando chi si è impadronito del “Giorno del Signore”, per arricchirsi, affinché “il nostro cuore sia assolutamente vuoto di ciò che non è Dio e Dio lo occupi assolutamente da solo.” (Beato Charles de Foucald) Il Signore, “unico mediatore tra Dio e gli uomini”, presente nella Parola e nel Pane di Vita eterna, apra i nostri cuori, perché impariamo ad elevare al Padre “preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini…e per tutti quelli che stanno al potere… cosa bella e gradita al cospetto di Dio…il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati” (San Paolo) e ci salvi dalla cupidigia delle ricchezze, per “condividerli con i poveri procurandoci così la loro amicizia, in vista del Regno dei cieli.” (Benedetto XVI) La Vergine Santissima, ci aiuti ad usare i beni con saggezza evangelica, perché ognuno, prima di presentarsi davanti al trono di Dio possa affermare: “Se cerco tra i miei ricordi quelli che mi hanno lasciato un gusto durevole…ritrovo quelli che nessuna ricchezza mi avrebbe procurato.” (Antoine de Saint-Exupèry) Amen. Santa domenica, Dio ci benedica.

  • Padroni di niente, servitori di nessuno (commento al Vangelo di Domenica 26 Settembre 2021)

    aaaaaaaaaaaaaaaaa“Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.”, la risposta del Maestro a Giovanni, infastidito da uno “che scacciava demoni” nel nome di Gesù, “perché non ci seguiva”, e quella di Mosè: “Fossero tutti profeti nel popolo del Signore” (Num) a Giosuè, che voleva fosse impedito a due uomini di “profetizzare nell’accampamento” dopo che “lo spirito si posò su di loro”, rivelano che “i doni del suo Spirito, non sono monopolio ed esclusiva di nessuno” (A. Brignoli), e che “il tentativo di imprigionare lo spirito racchiude in sé un doppio peccato: il primo contro Dio, il sommamente libero! Il secondo contro i fratelli, quasi che fossimo i dominatori e non piuttosto i servi degli altri.” (S. Cipriani) Quando l’egoismo e l’avidità allontanano i fratelli dal Signore, le conseguenze per la vita di fede possono essere tremende: “Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi…il salario dei lavoratori che…non avete pagato, grida...” (S. Giacomo), parole che suonano come un monito contro la “corsa sfrenata” al possesso dei beni terreni e “costituiscono un forte richiamo ad usarli nella prospettiva della solidarietà e del bene comune” (Benedetto XVI), pronti a “tagliare senza compromessi tutto ciò che può scandalizzare le persone più deboli nella fede” (Papa Francesco), come il Maestro ci ha detto: “Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala…se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via…” Il Signore, presente nella Parola e nell’Eucaristia in questa XXVI domenica, “effonda il suo Spirito su tutti gli uomini, perché a tutti venga annunciato il Suo Amore” (cfr Colletta) e nessuno lasci cadere nel vuoto le parole del Maestro sullo scandalo, “un male che colpisce e può lasciare il suo marchio per la vita nel cuore di chi ne è vittima.” (Mons. A. Riboldi) Maria, Madre dell’umanità, “sostenga il cammino dei cristiani e di quanti sono docili allo Spirito di Dio” (San Giovanni Paolo II), e ci liberi dalla gelosia, certi che “chiunque aiuta il mondo a fiorire è dei nostri...Si può essere uomini che incarnano sogni di Vangelo senza essere cristiani, perché il regno di Dio è più vasto e più profondo di tutte le nostre istituzioni messe insieme.” (E. Ronchi) Amen. Santa domenica.

    (Se desideri ricevere lo scapolare benedetto di Sant'Antonio con la preghiera di liberazione clicca qui richiesta scapolare (rcj.org) e lo invieremo gratis a casa tua)

  • Se uno viene a me e non mi ama .. (commento alla Liturgia della Parola dell'8 Settembre 2019)

    celentano“Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.”, all’inizio del nuovo anno pastorale, la Parola di questa XXIII domenica, risuona forte e chiara, e ci invita a fare scelte coraggiose e controcorrente, perché “la sequela di Gesù esige la capacità di fare guerra contro il nemico, il diavolo che ci tenta e vorrebbe farci cadere, spingendoci ad abbandonare la sequela stessa.” (E. Bianchi) Lasciamoci invadere dalla grazia di Dio, perché chi potrebbe conoscere “il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?” (Sapienza), solo così ameremo Cristo su tutto e tutti, amore che non entra “in concorrenza con i vari amori umani…L'amore per Cristo non esclude gli altri amori, ma li ordina.” (R. Cantalamessa) Signore aiutaci a comprendere che seguirti “è impegnativo, non può dipendere da entusiasmi e opportunismi; dev’essere una decisione ponderata, presa dopo essersi domandati in coscienza: chi è Gesù per me…occupa il primo posto, come il Sole intorno al quale ruotano tutti i pianeti?” (Benedetto XVI) Il Signore presente nella Parola e nell’Eucaristia, ci doni la sapienza dello Spirito e la forza per portare ogni giorno la Croce, perché il discepolo di Gesù “si distacca da tutto e ritrova tutto nella logica del Vangelo, la logica dell’amore e del servizio.” (Papa Francesco), e fa cadere “quelle zavorre che facciamo una gran fatica ad abbandonare…e pesi che ci teniamo stretti e a cui non siamo capaci di rinunciare che rendono duro il cammino” (W. Chasseur); solo allora capiremo che “un uomo non vale mai per quanto possiede, o per il colore della sua pelle, ma per la qualità dei suoi sentimenti."(M. L. King), che gli permette di accogliere l’altro “non più come schiavo, ma…come fratello carissimo…sia come uomo sia come fratello nel Signore.” (San Paolo) Maria, Sede della Sapienza e Prima Discepola del Figlio, ci renda scaltri perché nessuno di noi “costruisca torri o affronti guerre perse in partenza”, perché privi della fede nel Cristo che regala ad ogni uomo “un'ala che lo sollevi verso più libertà, più amore, più consapevolezza. Allora nominare Cristo, parlare di vangelo equivale sempre a confortare il cuore della vita.” (E. Ronchi) Amen. Santa domenica, Dio ci benedica. (S.Celentano)

  • XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO. HAI NASCOSTO QUESTE COSE AI SAPIENTI E AI DOTTI E LE HAI RIVELATE AI PICCOLI

    domenicaGesù si raccoglie in preghiera per rivolgersi al Padre con estrema confidenza. E in uno stile di familiarità del tutto particolare, esalta Dio per aver prediletto i piccoli, cioè gli umili e i semplici come destinatari privilegiati del suo amore e della sua predilezione.

    Ma chi sono i piccoli che il Signore del cielo e della terra ha scelto? Piccolo è ognuno di noi, nel momento in cui si scopre troppo gonfio di sé dietro le maschere delle proprie buone azioni, e accetta di percorre quell'appassionante tratto di strada che lo attrae verso Gesù. E questi crocifisso.

    Farsi piccolo è indispensabile per il Signore Gesù Cristo affinché noi possiamo essere grandi, poiché nella piccolezza e nell'umiltà non ci sono occasioni di prevaricazione e di arrivismo.

    La modestia e la semplicità di vita, la contentezza nelle piccole cose e l'umiltà delle scelte e delle azioni sono foriere di beneficio e di felicità per il semplice fatto che scongiurano preoccupazioni e ansie inutili.

    Nel contesto di una società arrivista tutti si aspira alle grandi posizioni, alle vette altisonanti e ai posti raffinati e non di rado questi vengono raggiunte da chi in realtà si avvale solamente di un nome più che di una qualità. Sia nell'arte, sia nella cultura, come pure nella politica, nello sport e anche nella vita della Chiesa tantissimi talenti stentano ad emergere o addirittura passano inosservati solamente perché il loro nome non assume importanza in una società ingiusta.

    Ma le scelte di Dio non seguono i parametri umani di selezione e abbiamo il privilegio di un Dio che alla fine esalterà gli umili e i semplici rovesciando i potenti dai troni e che darà la giusta ricompensa a coloro che nell'umiltà e nel nascondimento si saranno prodigati nel bene subendo ingiustizie e discriminazioni.

    Impariamo che non sono le nostre sicurezze, le nostre conoscenze, a confortarci, a proteggerci, a darci riposo e respiro, ma è solo Lui, il Signore, che è capace di dare il vero ristoro per la nostra anima, per la nostra vita, e di rendere leggeri i nostri pesi, le nostre ansie, rendendoci così capaci, con Lui, di affrontarli.