MA POI COSA DOVREI CONFESSARE? SONO COSE CHE FANNO TUTTI. MI SENTO QUASI A DISAGIO DAVANTI AL PRETE.
Mi scrive Valerio da Pomezia. Da ragazzo andavo a confessarmi spesso, anche perché mia madre che mi portava a messa voleva che io facessi la comunione tutte le domeniche. Poi col tempo, ormai ho superato i diciotto anni, non ho dato più alcuna importanza a confessarmi, un po’ per un disagio personale e anche perché trovo difficoltà a farmi capire dal prete, a ripetere sempre le stesse sciocchezze.
Che dico parolacce, che bevo alcool, che guido da matto, che non vado a messa, che mando a quel paese i miei. Che faccio sozzerie con la mia ragazza.
Ma cosa devo confessare? Certe volte mi sembra di avere commesso tutti i peccati, ma poi pensandoci bene non mi sembrano così gravi, visto che li fanno tutti. E poi tanto il prete sta pensare ad altro e assolve tutto senza dirti niente di importante.
Caro Valerio, la confessione individuale fatta alla presenza del prete è un chiedere perdono a Dio.
Se riusciamo a leggere la nostra vita alla luce della bontà di Dio non avremo difficoltà ad ammettere la gravità delle nostre mancanze e a sentire il bisogno quotidiano di essere riconciliati e perdonati da Dio.
Il disagio che tu provi non dovrebbe essere motivato dal senso di vergogna nel raccontare ad uno sconosciuto la propria vita privata, ma dal prendere coscienza dei propri limiti umani giudicati alla luce dei doni di Dio.
Un attento esame di coscienza prima di avvicinare il prete ti aiuterà a esprimerti con chiarezza su cose serie della tua vita ed eviterai di ripetere quelle che ti sembrano soltanto delle sciocchezze.
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